, cosa confermata da ritrovamenti di insediamenti preistorici e da necropoli del VIII secolo a.C. Questa era l'epoca in cui qui si trovavano gli Aurunci, popolazione di origine indoeuropea, che si erano stabilite nel basso Lazio, probabilmente intorno al I millennio a.C. Il loro territorio era compreso nell'area di Roccamonfina ed una delle sue città principali fu Terracina. Quando entrarono nell'orbita dei Romani nel IV secolo a.C., questi li definirono poco civilizzati, perchè costruivano le loro città sempre in cima a un colle a scopo difensivo, con alcune caratteristiche umbro-osche. Diventando colonia di diritto latino, Sessa iniziò a coniare moneta propria diventando un importante centro militare commerciale e rurale. Infatti il nome deriva da Julia Felix Classica Suessa o in breve Suessa, proprio per la felice posizione, ossia, una collina dal clima mite e con una fascia costiera a breve distanza dal golfo di Gaeta. Al declinare dell’Impero Romano, Sessa-Diocesi sin dai primi del Cristianesimo, vive un periodo di decadenza e dopo essere stata interessata alle vicende storiche di Capua, Salerno, Benevento e Gaeta, ritrova la sua importanza verso il XII secolo e riacquista un suo più definito ruolo tra il XIV ed il XV sec. sotto il Ducato Marzano, signori di buona parte di Terra di Lavoro ed appartenenti ad una delle più potenti famiglie del Regno napoletano, fecero di Sessa la capitale dei loro feudi.
Passeggiando per questo antica cittadina tra le sue vie ed i vicoli del suo centro storico, si posso scoprire le tante testimonianze storiche, che ci raccontano l'origine di Sessa Aurunca.
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La Valle dei Mulini è stata descritta e raccontata da scrittori come Henry Longfellow, e ritratta da artisti di ogni tempo, come l'amalfitano Pietro Scoppetta, il cui acquarello si ammira nel museo di Capodimonte a Napoli.
Il museo della carta di Amalfi, ospita i macchinari e le attrezzature restaurati e perfettamente funzionanti, utilizzati nell'antica cartiera per realizzare la carta a mano. Questa struttura, unica al mondo, offre ai suoi visitatori la magia di tornare indietro nel tempo e di sperimentare, grazie al funzionamento delle macchine azionate durante la visita con la forza e la potenza delle acque del torrente Canneto, l'emozione di creare un foglio della pregiata carta a mano di Amalfi. Tra le prime città in cui è stata scoperta nei secoli XII e XIII l'esistenza della carta, ci sono , oltre ad Amalfi,gli altri territori delle Repubbliche Marinare, Pisa, Genova e Venezia che avevano magazzini, sia in Siria, sia sulla costa della Palestina, dove si trovavano i maggiori centri per la produzione della carta.
La scoperta della carta segnò un punto fondamentale per la storia della civiltà umana. Questa scoperta è universalmente attribuita ad un ministro cinese di nome Ts’ai Lun, nel 105 dopo Cristo. Si narra che Ts’ai Lun si trovava sulle rive di uno stagno accanto ad una lavandaia che stava sciacquando nell’acqua alcuni panni piuttosto logori. I panni, che venivano strofinati e sbattuti sulle rocce, si sfilacciavano e le fibrelle galleggianti sull’acqua andavano a riunirsi in una piccola insenatura ai piedi di Ts’ai Lun. Sul pelo dell’acqua si formò dopo qualche tempo, un velo di fibrelle ben feltrate che Ts’ai Lun osservò, raccolse con delicatezza e pose a seccare sull’erba. Il foglio secco e avente una certa consistenza, bianco, morbido, diede a Ts’ai Lun la grande idea, quel foglio poteva ricevere la scrittura.
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La Villa comunale di Napoli, si estende per oltre 1 Km tra piazza Vittoria e piazza della Repubblica, giardino che è fiancheggiato dalla Riviera di Chiaia e da Via Caracciolo.
La prima idea e fondazione della Villa Comunale di Napoli, risale al 1697, quando il vicerè duca di Medinacoeli fece piantare lungo la Riviera di Chiaia un doppio filare di alberi, che venne abbellito da tredici fontane.
Questa costruzione vicereale volle dare alla città di Napoli, una prima idea di passeggiata che dalla porta di Chiaia arrivava fino alla Crypta Neapolitana.
Ma la vera trasformazione di questa passeggiata, e della spiaggia lungo la riviera, avvenne per volere di Ferdinando IV di Borbone. Il sovrano tra il 1778 e il 1780 diede l’incarico a Carlo Vanvitelli, figlio del celebre Luigi Vanvitelli, di trasformare in parte la passeggiata, in un vero e proprio giardino urbano, molto in voga in quegli anni.
Carlo Vanvitelli prese esempio sia dai giardini francesi, sia dal Salon del paseo del Prado di Madrid creato dal re Carlo III in Spagna. Il Vanvitelli sviluppò diversi progetti e ricorse all’aiuto e ai consigli del botanico Felice Abbate, giardiniere reale. Lunghi viali paralleli abbelliti da statue e fontane, con un estensione senza una conclusione prospettica. Il disegno architettonico dava molta importanza e risalto alla vista del golfo di Napoli. All’ingresso principale, sul lato dell’attuale Piazza Vittoria, erano stati posizionati due casini simmetrici, che ospitavano caffè e botteghe di classe. Il giardino venne inaugurato l’11 luglio del 1781, sorvegliato da guardie, e con accesso consentito esclusivamente alle persone ben vestite.
Per volere di Giuseppe Bonaparte nei primi anni del XIX secolo la villa fu ingrandita e ridisegnata dagli architetti Stefano Gasse e Paolo Ambrosino. Incaricato per la scelta delle essenze arboree fu il tedesco Friedrich Dehnhardt, direttore dell’orto botanico. Nello stesso periodo si discuteva anche del rinnovamento della strada che affiancava il giardino, e si riaprì il dibattito sulla Villa e la creazione di una nuova strada. Le discussioni portarono alla creazione di Via Caracciolo, iniziata nel 1872 e terminata nel 1883, secondo il progetto di Alvino. Ma il giardino, con il prolungamento della strada, perse uno degli elementi che lo contraddistingueva, ossia il rapporto esclusivo con il mare.
Nel 1872 si iniziò la costruzione della Stazione Zoologica Anton Dohrn, l’acquario di Napoli più famoso ed antico d’Europa. Il naturalista seguace di Darwin, volle creare un centro che ancora oggi è luogo di eccellenza che cura e analizza gli animali che provengono tutti dal golfo di Napoli. Anni dopo iniziarono anche i lavori per la realizzazione della cassa Armonica.
Nel 1900 la parte occidentale della villa venne utilizzata per l’allestimento di padiglioni provvisori per l’esposizione Nazionale dell’Igiene, caratterizzati da uno stile eclettico con molti richiami allo stile liberty.
Nel 1924, fu eseguita in prima assoluta la Turandot per banda di Giacomo Puccini.
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